Lo sviluppo cognitivo by Luca Surian

Lo sviluppo cognitivo by Luca Surian

autore:Luca Surian [Surian, L.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Scienze della mente
ISBN: 0
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2009-01-24T05:00:00+00:00


5.6. Le critiche alle proposte modulariste

Le conclusioni fortemente innatiste di Baillargeon, Leslie e Spelke sono state criticate da vari autori. Cohen e Oakes (1993) hanno presentato agli infanti tre brevi film. In uno era rappresentato un lancio di un oggetto prodotto dalla collisione con un altro oggetto, nel secondo una reazione ritardata con contatto fra i due oggetti, e nel terzo una reazione a distanza senza gap temporale. I soggetti erano divisi in tre gruppi, ad un gruppo veniva mostrato il film con il lancio, e agli altri due gruppi venivano mostrati i film con i movimenti indipendenti (con una pausa fra i movimenti dei due giocattoli, oppure con un intervallo spaziale fra la traiettoria del primo veicolo e quella del secondo). Nella fase test, a ciascun gruppo venivano mostrati i due film che non avevano visto durante l’abituazione. Gli infanti di 10 mesi abituati al lancio guardavano con identico interesse i due film con movimenti indipendenti. Gli infanti di 10 mesi degli altri due gruppi, quelli che avevano osservato i film con movimenti indipendenti, preferivano invece il film con il lancio rispetto all’altro evento test. In altre parole, gli infanti abituati ad un evento con movimenti indipendenti trovavano più interessante il lancio, l’evento dotato di diversa struttura causale, rispetto ad un evento superficialmente diverso da quello osservato durante l’abituazione, ma con simile struttura causale.

Questa preferenza suggerisce che gli infanti di 10 mesi siano sensibili alla struttura causale del lancio. Cohen e Oakes (1993) non trovarono lo stesso effetto negli infanti di 6 mesi e interpretarono questo fallimento come l’esatto contrario di ciò che avrebbe dovuto prevedere il modello di Leslie e Keeble (1987) basato sulla modularità innata. Tuttavia, tale incompatibilità svanisce se consideriamo che “innato” non vuol dire presente alla nascita o totale indipendenza da influenze ambientali. Nella concezione cognitiva di innato, ciò che conta veramente è il ruolo dell’esperienza e la natura del processo di acquisizione di informazioni (v. cap. 1). Ci sono situazioni ambientali che rendono molto difficile la percezione degli oggetti, o la loro scomparsa da una scena, ma questo non ha indotto gli studiosi della visione ad escludere l’esistenza di meccanismi modulari per l’identificazione di oggetti. Nella ricerca di Cohen e Oakes la presentazione di oggetti complessi al posto dei semplici mattoncini può forse spiegare il “ritardo” nella comparsa della percezione causale rispetto ai risultati di Leslie e Keeble.

Complessivamente, questi risultati sono di grande importanza teorica perché dimostrano che già nel primo anno di vita emerge la capacità di rappresentare aspetti astratti di eventi nuovi. Un’emergenza così precoce confuta la prospettiva piagetiana che vedeva l’origine della nozione di causa meccanica, o forza, nelle azioni che l’infante esegue sul mondo esterno. I risultati disponibili sono spiegati bene dai modelli che prevedono nozioni specifiche innate per il dominio fisico (Leslie, 1994), ma non sono incompatibili con i modelli che sottolineano il ruolo di processi di sviluppo generali per dominio (Saxe, Carey, 2006).



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